Sulle italiche fortune del professor Feyerabend

di Enrico Bellone
«atque», 10, 1994, pp. 77-92

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  1. In molte letture italiane dei testi scritti da Paul Feyerabend è presente un ingenuo equivoco che gode di ampia e interessata popolarità. Esso consiste nella credenza che esista una sorta di legarne di causa ed effetto tra due nuclei dell’attività filosofica di Feyerabend. Il primo nucleo ha a che fare con l’analisi che Feyerabend ha condotto, circa un quarto di secolo fa, sull’empirismo e su taluni aspetti della filosofia della scienza di Karl Popper. Il secondo nucleo, invece, affonda in quell’atteggiamento di critica radicale e ludica della razionalità tout court che porta al dadaismo o anarchismo epistemologico propugnato da Feyerabend. L’equivoco sta dunque nel credere che la critica della filosofia empirista sfoci necessariamente nel crollo della razionalità scientifica. Esso è curioso in quanto lo stesso Feyerabend dichiara più volte che i drammi della filosofia non implicano drammi per la prassi scientifica.

Sosterrò in quanto segue che questo equivoco è la fonte principale della fortuna di Feyerabend in Italia, dove esiste una situazione favorevole a tale equivoco e non si avveriono indizi sufficienti a far sperare che le cose stiano evolvendo in senso positivo.

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