Sulle origini della coscienza e del sé

di Mauro Mancia
«atque», 20-21, 1999, pp. 87-106

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1. Questo mio contributo comporta due vertici di osservazione relativamente alla coscienza, vertici che cercherò di collegare tra loro. Un vertice neurobiologico che riguarda in particolare la coscienza di base (o crude consciousness) e quelle funzioni come la veglia, l’attenzione, la percezione, la stessa memoria, che a questa coscienza si col legano. Un vertice psicologico e psicodinamico che investe in parti colare la coscienza di ordine superiore o coscienza di sé o autocoscienza (o differentiated consciousness ). Il collegamento che ho promesso di fare tra questi due vertici riguarda un vecchio irrisolto problema: quello della relazione tra mente e cervello e cioè tra psicodinamica e neuroscienze.

Noi diciamo che un soggetto è vigile quando è sveglio e attento, percepisce gli stimoli che lo raggiungono dall’ambiente, è in grado di reagire ad essi, può differenziare le varie sensazioni, è in grado di memorizzarle, è orientato nel tempo e nello spazio, mostra un parti colare pattern neurovegetativo, presenta un buon tono muscolare antigravitario e un’attività elettrica corticale caratterizzata da onde rapide fino a 40 Hz e di basso voltaggio. È quello che chiamiamo de sincronizzazione EEG. 

2. Possiamo riconoscere tre fondamentali livelli di funzionamento del sistema nervoso responsabili degli stati di coscienza, intesa come vigilanza attentiva: il livello del tronco cerebrale, il livello dience/alico limbico e il livello corticale.

 

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