Sulle orme della vergogna

di Mario Rossi-Monti
«atque», 17, 1998, pp. 83-100

Scarica intero Articolo
  1. Vergogna efollia

Quale posto occupa la vergogna in psicopatologia? Non si può ri spondere a questa domanda senza tenere conto di due dati fonda mentali. Il primo è rappresentato dal fatto che in psicopatologia ilva riegato campo delle emozioni è stato tradizionalmente bipartito tra depressione ed elazione maniacale. Gli psichiatri hanno guardato alle emozioni abbagliati da ciò che la clinica metteva drammaticamente sotto i loro occhi, senza tenere sufficientemente conto della ampiezza dello sfondo emotivo sul quale si realizzano patologie psichiche solo apparentemente dominate da un solo affetto. Da Kraepelin in poi, la I  divisione del campo emotivo nei due tradizionali ambiti della mania e  della depressione, se da un lato ha enucleato con chiarezza l’area della bipolarità maniaco-depressiva, dall’altra ha occultato la possibilità di accedere ad un più vasto repertorio emotivo che intrattiene importanti rapporti con la patologia psichica maggiore. Anche la psicoanalisi, da sempre più attenta ai movimenti emotivi, ha trascurato a lungo la vergogna. Freud è caduto vittima di una vera e propria «ossessione per la colpa» (Goldberg, 1991) a seguito della quale la vergogna è stata per molto tempo tenuta ai margini della riflessione psicoanalitica o prevalentemente ridotta al rango di formazione reattiva contro impulsi esibizionistici. Il secondo dato è costituito dal fatto che la vergogna è stata per lo più considerata come una emozione conseguente ad un grave disturbo mentale. In maniera riduttiva la vergogna è stata troppo spesso identificata con il sentimento di chi si rende conto di essere stato malato o folle.

Pubblicato in Articoli
Ricerca Fascicoli e Articoli
Tipo
Anno
Fascicolo