Terapia e fenomenologia. Hegel e la psicoanalisi

di Adriano Bugliani
«atque», 27-28, 2003, pp. 203-218

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Adriano Bugliani

  1. L’incontro tra Hegel e la psicoanalisi avviene dal punto di vista analogico, attenuando le barriere disciplinarle della definizione, termini e concetti, che lo hanno reso e renderebbero altrimenti raro e difficile. Del resto l’analogia che accosta fluttuando nello spazio eslege e intemporale, sommuovendo somiglianze e differenze, anima l’idealismo da Fichte a Hegel e la psicoanalisi da Freud a oggi. L’incontro che propongo è dunque sotto il segno della libera associazione e della libertà che la pura attività dello spirito, nel pensiero idealistico, ha sempre goduto nei confronti delle proprie concrezioni e transitorio solidificarsi, in quanto essa è “l’inversione di tutti i concetti e di tutte le realtà”, “frenesia”, “disgregantesi natura di tutte le relazioni” e “fiamma divampante che le consuma”, “vortice che si dissolve in se stesso e in se stesso si riproduce”.

Nella dialettica di lettera e spirito l’idealismo indica che un vissuto intuito con l’intero animo viene poi decantato e trasmesso nel testo, che non sostituisce quell’esperienza. Il vissuto nello spirito viene ricordato e comunicato con la lettera, la cui comprensione esclusiva è tuttavia meccanica ed estrinseca. Fichte scrive dieci o quindici versioni della Wissenschaftslehre (le cui differenze tormentano gli interpre ti) e sostiene di dire sempre la stessa cosa. Si cerca invano una coerenza argomentativa nella Fenomenologia dello spirito, quando si può coglierne lo spirito, o uno spirito. L’anarchica effervescenza linguistica è allora la risorsa evocativa di un pensiero mobile. Del resto, la lettera si contrappone allo spirito se racchiude il pensiero e lo mortifica, ma collabora con esso in un’esperienza filosofica molteplice, dove ironia è la consapevolezza trasgressiva del limite (Rorty).

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