Ulterior…mente: l’empatia e il mito della prospettiva internalista

di Silvano Tagliagambe
«atque», 25 n.s., 2019, pp. 39-76

Lo scopo di questo articolo è la critica dell’idea che accorda una priorità esclusiva al caso in prima persona e che suppone una stretta connessione tra l’autocoscienza e la nostra capacità di pensare agli altri. La duplice convinzione che la capacità di riconoscersi allo specchio sia un indicatore di autocoscienza e che l’accesso privilegiato alla propria esperienza interna costituisca la condizione necessaria e sufficiente per esercitare una capacità non problematica di praticare l’empatia e di comprendere lo stato interno e i sentimenti dell’altro, possono essere considerati un falso mito. A sostegno di questa nostra tesi c’è l’inevitabile presenza di uno scarto, che preclude la possibilità di una totale coincidenza della persona con il proprio corpo e la propria mente e che ci costringe ad andare “oltre” noi stessi, se vogliamo davvero esercitare le prerogative inerenti alla creatività della natura umana, che spingono verso la necessità di superare gli stili di pensiero abituali ed egemonici e le forme di vita abituali e consolidate. Queste conclusioni sono oggi supportate e confermate sia dagli sviluppi delle neuroscienze che dalla fisica quantistica.

 

Parole chiave: oltre, confine, essere e avere, connettoma, corpo duale, decoincidenza/eccentricità, unidualità, mente estesa, intelligenza connettiva, riserva cognitiva

 

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