Una tutt’altra sovranità. Rileggendo “La Sovranità” di Georges Bataille

di Felice Ciro Papparo
«atque», 26-27 n.s., 2020, pp. 93-124

Che cos’è la sovranità? Mai come in questi anni questo concetto è stato al centro del dibattito politico e culturale. Ci sono però vari modi di declinare questo «potere originario e indipendente da ogni altro potere». Georges Bataille, per esempio, ci ha offerto settant’anni fa un’interpretazione della sovranità che può essere davvero interessante far reagire sull’oggi. Una sovranità che «ha poco a che vedere con quella degli Stati» e che si configura innanzitutto come «aspetto opposto, nella vita umana, a quello servile o subordinato». Indicando così soprattutto uno spazio di esperienza – giacché per il filosofo francese l’esperienza è la «sola autorità, il solo valore» – in cui la vita si prova. Non insomma l’esercizio di un potere che asservisce e vincola, che compete e resta chiuso in sé, ma la liberazione, l’uscita fuori di sé, la «distruzione dell’abitudine ad avere uno scopo», aprendosi al piacere della propria consumazione. Questo saggio intende proprio andare a vedere come Bataille fa apparire questa «tutt’altra sovranità» nelle diverse forme dell’esistere umano: nell’infanzia, nella giovinezza, nelle figure della «minorità» che la letteratura e l’arte, nel loro confronto con il male e la crudeltà, ci hanno saputo presentare.

 

Parole chiave: Bataille, sovranità, nulla, soggettività, puerilità, Kafka

 

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