Università e primi viaggi: un’autobiografia

di Paul K. Feyerabend
«atque», 10, 1994, pp. 9-26

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Mio padre era rimasto solo sin dalla scomparsa della mamma. Era sopravvissuto ai bombardamenti, ed era rimasto per settimane senza luce, riscaldamento e cibo a sufficienza; per risparmiare i soldi e le cose dormiva su coperte anziché su lenzuola e continuava a indossare solo la parte davanti di camicie già lise finché anche queste diventavano troppo logore per andarci ancora in giro. Come membro del partito nazista dovette iscriversi a un elenco ufficiale; temeva di essere licenziato e perdere la pensione.

Ero vagamente consapevole di questi problemi senza però interessarmene realmente; soltanto molto più tardi arrivai a comprendere quanto m io padre si dovette sentire solo. Eppure non se ne lamentò mai: cercò invece di aiutarmi come poteva, con soldi, consigli, conforto morale. Inoltre si occupava della casa. Una volta alla settimana gettava tutte le cose commestibili che riusciva a trovare dentro il grande mastello di alluminio in cui mamma metteva a mollo la nostra bianche ria sporca, aggiungeva acqua, sale, spezie e ne ricavava un minestrone; ogni giorno ne prendevamo qualche mestolata da sopra e le scaldavamo: era l’unico nostro pasto. Non avevamo né legna né carbone e negli inverni del 1946 e 1947 la temperatura dentro casa raggiungeva a sten to i 5-8 gradi centigradi. La maggior parte del tempo la passavo a letto, leggendo e sistemando gli appunti che prendevo da vari libri; oppure sedevo al tavolo, bevevo acqua bollente e mi imbacuccavo con le coperte. Eppure i problemi quotidiani di allora non m i disturbavano quanto quelli di oggi.

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