Verso le emozioni artificiali

di Giuseppe O. Longo
«atque», 17 n.s., 2015, pp. 219-241

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Il nostro atteggiamento, razionale ed emotivo, nei confronti dei robot viene esaminato a partire dagli studi di Masahiro Mori sull’avvallamento del perturbante. Ne emerge l’importanza dell’aspetto esteriore dei robot, che, nel caso di robot umanoidi, ci porta a compiere su di essi una proiezione cognitiva ed emotiva. Al crescere della complessità e della raffinatezza dei robot si pone il problema dei rapporti tra questi artefatti e gli esseri umani, rapporti che non riguardano soltanto gli aspetti funzionali ma anche quelli etici, tanto che è sorto un nuovo settore di studi, la cosiddetta roboetica, che si propone di regolare non solo la condotta dei robot verso di noi, di cui si era già occupato Asimov con le sue famose leggi della robotica, ma anche la nostra condotta nei confronti dei robot. Il problema si pone per i continui progressi delle capacità cognitive di questi artefatti e soprattutto alla luce dei tentativi di dotare i robot di emozioni e di coscienza artificiali. Ciò potrebbe portare alla costruzione di creature raffinate e sensibili che non potremmo più trattare come semplici macchine alla stregua dei frigoriferi e delle lavatrici.

 

Parole chiave: Robot, intelligenza artificiale, emozioni, coscienza, avvallamento del perturbante, estetica, etica, roboetica

 

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