Viatico après coup. Note di accompagnamento alla traduzione [di P. Valéry]

di Benedetta Zaccarello
«atque», 8-9 n.s., 2011, pp. 35-40

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Il lettore che s’avventuri nell’immenso diario astratto dei Cahiers (oltre ventinovemila pagine nell’edizione anastatica in folio), vi troverà a stento una manciata di rimandi alla vita vissuta del loro autore, e quasi nessun racconto redatto in prima persona, ad eccezione, curio samente, di qualche récit de rêve, di cui una buona parte si trova raggrumata nel quaderno da cui provengono i frammenti qui presentati. Si tratta di uno dei pochi cahiers tematici della serie degli oltre due cento che si considerano far parte di quest’opera-corpus, redatta tutte le mattine all’alba tra il 1894 e il 1945. Nella successione dei quaderni, Somnia – composto intorno al 1911 – precede un altro fascicolo a tema intitolato Langage, che a sua volta si lascia seguire da Temps.

Ma sia nel confronto con questa breve e anomala serie tematica, sia rispetto a quel mélange di note sparse di cui si compone la successione cronologica dei quaderni, Somnia emerge come un oggetto testuale particolarmente strano. Se è vero che la varietà è il principio di composizione che anima l’opera capitale di Valéry, la compatta unità tematica che il titolo del quaderno sembra promettere subito si sfalda in una galassia se possibile ancor più eterogenea di quella che caratte rizza l’andamento dei quaderni non tematici, ammassando nelle sue pagine un deposito di frammenti di sogno, di abbozzi di teorie del funzionamento onirico, di elementi di fisiologia del sognatore, di tentativi e metodologie d’analisi. E ancora (probabilmente) sembrano spuntare qua e là abbozzi di progetti di scrittura riguardanti il sogno, e note di lettura alla letteratura d’argomento.

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